Ospitalità oggi no significa solo alberghi, hotel, villaggi turistici… La sharing economy ha permesso a forme nuove di hospitality di nascere e crescere. Un esempio su tutti è senz’altro quello di Airbnb, il portale online che connette persone in tutto il mondo e permette di mettere a disposizione una stanza, un appartamento, una porzione di casa, una villa, insomma, quello che si ha e si può, dietro alla corresponsione di un affitto. Nato nel 2007 grazie all’intuizione di Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk, nel 2012 è arrivato a contare alloggi in oltre 26mila città in 192 paesi con 10 milioni di notti prenotate in tutto il mondo. Numeri impressionanti, continuamente in crescita. Airbnb ha permesso a tutti, comunque a chi ne abbia possibilità e voglia, di trasformarsi in host e per alcuni cittadini è diventata una vera e propria attività tanto che quando si va ad alloggia in certe abitazioni si trovano gadget personalizzati come penne personalizzate con il nome dato alla struttura. Oggi, poi, realizzare questo tipo di gadget è facile grazie ai servizi di stampa online e il risultato è efficace in termini di promozione, perché il nome della nostra struttura circola e passa di mano in mano. Si diceva, insomma, del grande exploit di Airbnb dovuto anche alla ampia offerta di strutture che differiscono dal classico albergo. Oltre a stanze in casa con altre persone, che permettono di vivere un’esperienza davvero territoriale, sul portale si trovano anche castelli, case sull’acqua, sugli alberi, ville…